Roberto Fontanella (di Francesco) nacque ad Angri il
7 giugno del 1890 nel rione Ardinghi, con l'inizio della
prima guerra mondiale entrò nel Regio Esercito come
sottotenente di complemento, fu assegnato al reggimento di Fanteria, nella 567^ compagnia Mitraglieri Fiat, morì in combattimento, a soli 27 anni, il
15 maggio del 1917 in Slovenia, sul Monte Cucco (kuk).
Roberto Fontanella insieme a migliaia di soldati partecipò a quella che sarà poi ricordata dalla Storia come la decima Battaglia dell'Isonzo, combattuta tra le truppe italiane e quelle austro-ungariche dal 12 maggio al 5 giugno 1917, quando il generale Cadorna diede l’ordine di cessare il fuoco, uno scontro che costò la vita a più di 50.000 soldati italiani, più di 2.000 ragazzi morivano ogni giorno.
In quel periodo alla 2a armata, di cui faceva parte Roberto Fontanella, vennero assegnati come obiettivi le colline alle spalle di Gorizia, su cui si erano ritirati gli austriaci; ossia il monte San Marco, il Santa Caterina, il monte Santo, più a nord il Kuk, il Kobilek, il Vodice, alla 3a armata la conquista dei monti Stol e di Hermada, veri capisaldi del sistema difensivo nemico, per aprire la strada verso Trieste.
La lotta tra i due eserciti andò avanti con alterne vicende, caratterizzata da scontri violentissimi.
Mentre nelle vicinanze di Bodrez e sull' altura di Plava (Quota, 383) piccoli attacchi nemici vennero facilmente respinti, aspra e lunga fu la lotta nella zona fra Monte Cucco e Vodice, dove forti forze nemiche, sostenute dal fuoco di numerose batterie, si lanciarono più volte contro le posizioni italiane. Furono costantemente respinte. L'intero baluardo roccioso di Monte Cucco fra Quota 611 e Quota 524, rimase in mani italiane.
Durante uno degli attacchi le mitragliatrici nemiche riuscirono a colpire ripetutamente le truppe italiane, uccidendo centinaia di soldati, il ten. Fontanella con immenso coraggio si "attaccò" ad una mitragliatrice, iniziò a far fuoco verso il nemico consentendo a molti italiani di mettersi in salvo, benché posizionato in una zona non sicura e non protetta continuò a fare fuoco fino a quando un proiettile lo colpì alla testa, uccidendolo.
Il suo coraggio e il suo sacrificio gli valsero la medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione:
"Nobile esempio di ardimento e di spirito aggressivo, da una postazione scoperta, con una mitragliatrice controbatteva alcune celate mitragliatrici nemiche, che colpivano d'infilata le nostre truppe. Alle risposte dell'avversario, insisteva con nuove raffiche, finché, colpito a morte da proiettile alla testa, lasciava gloriosamente la vita accancto alla propria arma".
Monte Cucco, 14-15 maggio 1917.
Il suo nome fu dato ad una delle strade di Angri e inciso tra i nomi di altrettanti concittadini angresi caduti in guerra su una delle lapidi marmoree poste sul Monumento ai Caduti.