(Riceviamo e pubblichiamo) Ricordo anni fa, durante una cerimonia di premiazione per un evento giornalistico qui ad Angri, incontrai, ed ebbi modo di conoscere per quella sera, una persona che prima di andare via mi lasciò il suo indirizzo di posta elettronica. La sua “id” di posta era lasteccanelcoro, non ricordo il dominio di posta nè altro.
Per molto tempo questo ricordo è rimasto sopito dentro di me, come uno di quei virus dormienti, che si attivano quando meno ce lo aspettiamo, in determinate condizioni, in non meglio specificate situazioni.
Il significato dell’espressione “essere una stecca nel coro” è abbastanza chiaro: si riferisce ovviamente ad una persona che non riesce a stare dietro agli altri coristi, che non è capace di seguire le indicazioni del maestro del coro che, il più delle volte è costretto ad estromettere questa persona dal gruppo, prima che rovini la bella voce degli altri, e comunque prima che ci sia un’esibizione in pubblico che potrebbe mettere in cattiva luce se non addirittura vanificare il lavoro svolto. Una persona stonata non può far parte del coro.
Ed è un poco quello che è successo a me ultimamente. Sono stato trattato come una stecca nel coro, un virus da debellare, qualcosa che siccome stonava troppo con il “coro” non poteva continuare a farne parte. È così facile emarginare chi non la pensa come loro, specialmente se il coro lo dirigono loro, se il coro lo hanno fondato loro, se il coro canta solo le canzoni che vogliono loro!
Nel panorama “coristico” angrese di esempi del genere ce ne sono altri, ensemble di voci che pur di rimanere sulla breccia e non perdere quel pizzico di visibilità duramente conquistata, si “immolano” sull’altare dell’ipocrisia e della polemica a buon mercato. Tant’è che ultimamente Angri sembra avere una sola voce: quando tutti i cori cantano insieme, non si sente alcuna differenza. Ed è questa l’informazione angrese, un coro, sicuramente a più voci, ma che eseguono tutte la stessa canzone, scritta, arrangiata, prodotta, eseguita e distribuita dagli stessi soloni, saccenti e moralisti a modo loro.
Io ho sempre amato scrivere, e mi è riuscito, più o meno decorosamente, di tramutare i pensieri in parole. Lo facevo già dal liceo, quanto la professoressa di italiano Rosa La Mura (deceduta pochi anni fa), i miei “temi” non li correggeva, aspettava di trovarsi in classe e di chiamarmi alla cattedra, dove, più o meno dolcemente mi chiedeva di spiegarle e di spiegare alla platea di studenti, cosa io avessi voluto dire. E devo dire che questo mi ha aiutato molto nella mia crescita “espressiva”, visto che mi ritrovo una discreta facilità di comunicazione con gli altri. I miei “temi” avevano sempre la quarta facciata zeppa di note della professoressa, dove lei pazientemente mi spiegava che: il tema era scritto bene, scorrevole e corretto, piacevole ed interessante, ma che non era attinente con la traccia. Già a quel tempo avevo difficoltà a rimanere nel “coro”. Il giudizio in termini numerici la dice tutta: i miei voti andavano dal tre al cinque meno meno (anche se, quando poi sono stato bocciato nel 1980, lei fu l’unica a darmi un sette sui “quadri” che vennero esposti al pubblico).
Ho continuato poi pubblicando comunicati da parte delle associazioni di cui sono stato membro attivo: ricordo con estremo piacere alcune attività svolte, prima con “Gruppo Amici” e poi con “Angri 2000” confluita poi in “Angri nel 2000”, fino ai giorni nostri, dove molti dei comunicati, rilasciati ad uso e consumo degli organi di stampa da parte di Confesercenti Angri, sono scritti da me.
Ho preso a pubblicare, quando possibile, anche su Angri 80. Più che altro lettere di “denuncia” di episodi discutibili oppure di problematiche riferite alla sicurezza stradale, che una volta protocollate o consegnate presso gli organi competenti, rendevo pubbliche attraverso le pagine del “mensile degli angresi”. Ma il mio sogno era di diventare giornalista. Un sogno lungo una vita che mi sono messo in testa di realizzare. Non sto qui a spiegare come si diventa giornalista, ma è sicuramente molto semplice, visti i tanti “redattori” sguinzagliati sul territorio, ai quali potete chiedere lumi. Una cosa è essenziale: bisogna pubblicare, su qualsiasi piattaforma, web, video, carta stampata oppure radiofonica, i propri articoli.
Così è nata la mia collaborazione continuativa con Angri 80. Mi sono ritagliato uno spazio con una rubrica, “Alle falde del monte Taccaro”, che, tra dimenticanze varie, firme tagliate, nomi di personaggi cambiati, era presente da qualche mese sul giornale. Mi era stato posto ed imposto, un solo paletto, che si scrivesse di Angri, ed io così ho fatto, accettando. Fino a quando non ho cominciato a "steccare". Mi sono permesso di scrivere che Angri 80 é fazioso, perché permette ad un suo redattore, quand'anche sia uno dei fondatori, di scrivere a senso unico, fregandosene della notizia, propinando pura e semplice opinione senza l'ausilio dei fatti. Ho avuto la faccia tosta di parlarne, ho osato arrogarmi il diritto di farlo all'interno di una rubrica del "suo" stesso giornale. Ma tant'è, il suo veto é stato determinante, ed il mio "pezzo" non è uscito.
Ed io resto fuori dal coro, però continuerò a "cantare" per chi vorrà ascoltare la mia voce. E chissà potrebbe venirmi voglia di fondare un coro tutto mio, insieme ad Aldo, farlo nostro e cantare "dissonanti" dagli altri cori. Eseguire spartiti che seguano il ritmo della verità: notizie, se notizie, opinioni, se opinioni. Ma sempre confortati dai fatti, ed i fatti non si possono guardare con un occhio solo come qualcuno continua a fare. Punto.
Carmine Lanzieri Battaglia