(Riceviamo e Pubblichiamo) Fare politica non è alla portata di tutti, per amministrare bene una città, bisogna dedicarvi tutto il tempo, specialmente quello che sembra tempo libero. Tocca saper gesticolare, per comunicare ai propri concittadini ed ai "colleghi" amministratori, fiducia e fermezza. Bisogna saper sorridere, lasciando sorgere l'allegrezza che abbiamo dentro con parca oculatezza, che sia evidente la nostra gioia nel lavorare per gli altri ma senza farla passare per ostentata superiorità di potere. Si deve tendere la mano sia per stringere quella degli amici che per donare benessere e ricevere riconoscimenti, ma anche per battere una pacca sulla spalla dell'avversario sconfitto. Chi fa della politica il suo lavoro non può ridurre tutto al battito del cuore, non può tifare sempre per la stessa squadra, non può dare sempre ragione ai suoi compagni di cordata. "L'homo politicus" deve anche saper rinunciare a qualche obiettivo intermedio per puntare con più determinazione al traguardo finale, cosi come deve saper scrollarsi di dosso gli pseudo sostenitori. Fare politica attiva non è individuare e risolvere i problemi, quello è il compito dei burocrati e dei tecnici comunali, l'amministratore competente deve saper trovare i fondi necessari alla macchina cittadina e soprattutto si deve fare carico della gestione dei suoi uomini, ognuno deve stare al suo posto, ognuno deve svolgere il suo ruolo, cosicché sia meno faticoso governare.
Purtroppo è ben evidente in questa campagna elettorale, il desiderio intimo di screditare il lavoro altrui srotolando progetti inverosimili ed incolpando l'avversario di tutte le vicissitudini negative che possono colpire una cittadina come Angri, piuttosto che ragionare "amministrativamente" verso il futuro. E gli attori aumentano sempre, e sono più arrabbiati, incontrollabili, incompetenti. Non è questa la campagna elettorale che merita Angri; sembra quasi che si cerchi una motivazione per giustificarsi quale che sia il risultato finale: se si perde si accuserà l'incompetenza e la cecità degli elettori, prezzolati e bottegai; se si vince serve una scusa per discolparsi dell'eventuale fallimento, scaricando la colpa dello sfascio sull'amministrazione precedente.
Carmine Lanzieri Battaglia