Nessun costo e nessuna tariffa, solo offerte libere destinate a sostenere progetti in Burkina Faso. La risposta di don Silvio Longobardi alle accuse infondate dell’Associazione Fotografi professionisti Angresi
È stato diffuso ieri un comunicato firmato dall’Associazione Fotografi Professionisti Angresi, contenente una serie di accuse infondate nei confronti di don Silvio Longobardi, parroco della Comunità santa Maria del Carmine, nonostante il sig. Paolo Novi, membro dell’associazione e autore dello stesso scritto, sia stato ricevuto dal parroco lo scorso 2 maggio 2014, nell’ufficio parrocchiale, e a lui siano state esaustivamente presentate le motivazioni e le scelte pastorali del sacerdote.
I fotografi sostengono di essere stati “cacciati fuori dalla parrocchia” mentre si celebravano le Prime comunioni, perché il parroco avrebbe deciso di favorire una fotografa sua “fiduciaria” la quale percepirebbero un compenso più alto rispetto a quello chiesto dai membri dell’associazione. Una prima calunnia.
Don Silvio Longobardi, da vent’anni impegnato in attività di sostegno alle famiglie e ai minori, qui nel nostro Agro (ha fondato la casa di accoglienza Maria Madre della Vita a sant’Egidio del Monte Albino e la Cittadella della carità in Angri) e nel mondo (in Burkina Faso e in Ucraina) ha scelto di adottare uno stile pastorale basato sulla liberalità, coinvolgendo fotografi che prestano gratuitamente la loro opera professionale. Non ci sono costi, non ci sono tariffe, ci sono semplicemente offerte. E ciascun fedele partecipa, nella misura in cui lo ritiene, alla vita e al sostentamento della comunità parrocchiale. Questo criterio vale per tutte le celebrazioni, compresa la prima Comunione. Alle famiglie non è stato chiesto e non sarà chiesto nulla, ciascuno ha dato o darà la sua offerta, liberamente. I fotografi che hanno dato la disponibilità a collaborare al servizio della comunità santa Maria del Carmine in Angri non riceveranno alcuna remunerazione per il lavoro svolto con competenza e professionalità. Le libere offerte della famiglie saranno destinate a progetti di carità che l’associazione Progetto Famiglia svolge in Burkina Faso.
Nel comunicato si accusa il sacerdote di avere una visione “proprietaria della Chiesa”. Il parroco è il primo responsabile della comunità ed ha il diritto di scegliere i collaboratori, e tali sono anche i fotografi, stando alle Norme pastorali recentemente pubblicate dal Vescovo. In merito alla scelta dei fotografi, non si tratta di una sola persona – come maliziosamente vuole far intendere il comunicato – ma di più persone, almeno tre fino a questo momento, che hanno dato la loro disponibilità a collaborare a titolo totalmente gratuito.
Il parroco non ha mai chiesto ai fotografi di uscire dalla Chiesa, ha chiesto la cortesia di non occupare lo spazio antistante l’altare per fare fotografie durante la celebrazione eucaristica. Sia prima che dopo la celebrazione, essi hanno potuto liberamente scattare foto. E anche durante la celebrazione, come tanti presenti possono testimoniare.
Per quanto riguarda l’accordo con la Curia, i fotografi e i fiorai sono stati ricevuti in Curia per presentare loro le nuove Norme pastorali. Non risulta che il parroco abbia ricevuto un esplicito e formale impedimento da parte del Vescovo a continuare nell’azione pastorale intrapresa.
Tutte queste cose, come ribadito sopra, sono state spiegate al sig. Paolo Novi in un incontro personale, da lui chiesto, avvenuto venerdì 2 maggio 2014 nell’ufficio parrocchiale. Evidentemente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire se a distanza di pochi giorni viene firmato un comunicato pieno di bugie e inesattezze.
Ultima precisazione: c’è una storia ventennale di carità, scritta con fatica e sacrifici, che parla del nuovo parroco, al suo vocabolario appartengono parole come liberalità e gratuità e non gli epiteti che in maniera calunniosa gli sono stati messi in bocca. In natura, a parte la stupidità, che è congenita, nulla si inventa da un giorno all’altro.
Antonietta Abete
vicedirettore di Insieme
mensile della diocesi Nocera Inferiore - Sarno